Teatro

Vittorino Andreoli FT Gigi Mardegan

El morto

di Vittorino Andreoli
regia di Roberto Cuppone
Produzione Il Satiro Teatro
- TREVISO -
Teatro Verona
Uno spettacolo comicissimo del grande psichiatra veronese Vittorino Andreoli su un tema che di comico sembrerebbe non avere molto. Un Ruzante del XXI° secolo: irriverente, provocatorio, dissacrante. E profondamente umano.

Uno spettacolo comicissimo del grande psichiatra veronese Vittorino Andreoli su un tema che di comico sembrerebbe non avere molto. Un Ruzante del XXI° secolo: irriverente, provocatorio, dissacrante. Una bibbia apocrifa popolare, dal sapore ancestrale, corrosiva come un acido. E profondamente umana.

Un uomo appare improvvisamente e dice di essere scappato dall’aldilà; con l’immediatezza un po’ blasfema di una cultura contadina in via di sparizione, ci mette in guardia dai luoghi comuni sulla morte e su ciò che troveremo dopo:
la sua “morte” consiste nell’aver capito che il vero paradiso è qui, se sappiamo viverlo con pienezza e semplicità.
Vittorino Andreoli, psichiatra ma prima ancora umanista e autore di teatro in dialetto, vent’anni fa pubblicava El morto, in una trilogia che comprendeva significativamente altri due monologhi, El mato e L’imbriago, in un progetto di teatro dagli umori ruzantiani, sorta di moderno filò; Gigi Mardegan lo ripropone oggi, con l’adattamento e la regia di Roberto Cuppone, per raccontare, nella musica di una lingua madre, storie di un aldilà rimosso forse perché troppo sincero e vicino a noi.
Con l’effetto di farci ridere (molto) delle nostre paure, e pensare (un pochino) che “in paradiso, prima o dopo, te ghe rivi. Par quanto te fassi el desgrassià, te speti un poco, ma se ghe riva tuti […] Ma ostrega, xe lu, el paradiso, che ga da spetar”.

Questo grande problema che ha coinvolto la filosofia […]: la meditatio mortis et vitae. Tutto sarebbe risolto se uno tornasse qua e dicesse: ‘Butei, calma! Mi son morto, però son riussio a vegner qua’. Mi piacerebbe tornare, e dire sono venuto proprio per un atto d’amore verso l’uomo; e dire finalmente che cos’è la morte […]’ Il mio sogno era di incominciare il pezzo alla maniera dell’Ubu Re, che dice “merdre”. Io volevo dire “Butei, se pol ciavar!”. Come vedete sono stato molto attratto dal parlare come dal giocare, ridendo della morte, cercando così di rendere vano questo pensiero; non perché la morte non sia un tema serio, ma perché mi sembrava che fosse utile affrontare questo tema con molta ironia. E quindi bisognava riportare un morto. Devo dire poi che venti anni fa era un momento in cui la cultura della morte era ancora viva. Se io andavo a parlare in una conferenza, incominciavo in realtà a parlare della morte, perché avevamo ragazzi che si drogavano e morivano chiusi nel cesso. Era stato pubblicato un libro che diceva che la morte è banale, tutto è banale. E allora mi parve il momento di usare il teatro, che poi il teatro è una vita del come se; quindi è un gioco, un gioco molto serio, perché affronta i temi dimenticandosi un po’ del mondo, e dicendo: il mondo è questo palcoscenico”

Vittorino Andreoli

Gigi Mardegan

Autodidatta agli esordi, segue successivamente corsi e seminari specialistici in varie località italiane fra i quali – particolarmente significativo per la sua formazione – quello alla Libera Università Europea a Perugia. Fonda nel 1978 l’Associazione Culturale Il Satiro Teatro alla quale rimane sempre legato. Presidente Regionale della FITA Veneto negli anni 80/90, dal 1985 promuove l’attività della manifestazione Teatro in Villa in collaborazione con la Provincia di Treviso. Appassionato studioso della storia veneta e della sua drammaturgia, scrive testi teatrali con particolare inclinazione al teatro-cabaret. Numerosissimi i premi e i riconoscimenti a livello nazionale.

El morto di Vittorino Andreoli con Gigi Mardegan al Modus Spazio Cultura di Verona


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